Fare una chiacchierata con un amico; scrivere una cartolina; leggere il giornale.
E' facile. Lo facciamo tutti i giorni, senza nessuno sforzo, quasi senza rendercene conto. Eppure, per le persone afasiche queste semplicissime attività a volte sono impossibili, o sono possibili solo con gran fatica.

Gli afasici soffrono di disturbi del linguaggio causati da lesioni cerebrali (trombosi, emorragie, traumi cranici, tumori, encefaliti). Queste lesioni non alterano la loro intelligenza, o la loro capacità di provare sentimenti come chiunque altro. Esse impediscono però di utilizzare normalmente il linguaggio nelle attività comunicative di tutti i giorni.

I disturbi afasici assumono forme diverse. In alcune persone, le parole diventano difficili da trovare: a volte non vengono, o vengono al momento sbagliato. In altre, le parole vengono fuori "storpiate". In altre ancora, le parole sono relativamente semplici da trovare, ma non possono essere messe insieme in frasi grammaticalmente corrette. Vi sono persone in cui è compromessa la capacità di parlare, ed altre in cui è danneggiata la capacità di scrivere; analogamente, in alcuni casi è danneggiata la comprensione delle parole udite, in altri la comprensione delle parole lette.

Le cause dell'afasia possono regredire grazie all'intervento medico e il disturbo del linguaggio può migliorare in seguito al trattamento riabilitativo, ma è tuttavia molto frequente osservare una non completa remissione del disturbo. A causa delle sue difficoltà comunicative, spesso la persona afasica "scompare" -- non interagisce più con i propri cari, non si reinserisce nell'ambiente lavorativo, si esclude o viene esclusa dal proprio ambito sociale, spesso rinuncia di fatto ai propri diritti. In conseguenza di ciò, l'afasico rimane isolato nella sofferenza; vive solo in quanto individuo malato, e non più come una persona "intera".

I problemi dell'afasia sono poco conosciuti (lo stesso termine "afasia" è ignorato dai più), ma interessano molte persone. E' ragionevole stimare che in questo momento in Italia vi siano circa 150.000 afasici, e che si verifichino circa 20.000 nuovi casi di afasia all'anno. In queste persone il disturbo del linguaggio è il principale impedimento ad una vita normale.

La perdita della capacità di comunicare normalmente con gli altri ha spesso gravi conseguenze sull'autonomia della persona afasica (sia sul piano personale che su quello lavorativo) e sull'equilibrio sociale ed emotivo del suo ambiente.

La persona afasica ha bisogno di un supporto complesso, che non è solo medico, e deve venire da coloro che hanno con lui un rapporto professionale (medici, neuropsicologi, logopedisti, assistenti sociali), dalle persone che fanno parte del suo ambiente (familiari, amici, colleghi) o che a lei si dedicano per spirito di servizio (volontari). I primi hanno il compito di prestare le cure migliori e più aggiornate, mentre gli altri debbono garantire l'aiuto necessario nella vita di tutti i giorni. Lo scambio continuo di informazioni fra tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nell'assistenza alla persona afasica è fondamentale.

La persona afasica ed i suoi familiari devono essere informati sul particolare tipo di disturbo di cui l'afasico soffre, e del modo migliore per aiutarlo a superare le limitazioni comunicative e recuperare l'autosufficienza; i neuropsicologi devono conoscere gli strumenti necessari per diagnosi sempre più accurate; i logopedisti debbono essere aggiornati sugli sviluppi scientifici, per poter applicare le metodiche di trattamento più aggiornate; la persona afasica e la sua famiglia devono essere informati dei supporti assistenziali e legislativi disponibili; e così via. Allo stato delle cose, questo necessario collegamento non esiste, se non in rare situazioni privilegiate.

Per ovviare a questi problemi, su sollecitazione di persone afasiche e di loro familiari, è stata costituita nel marzo 1994 l'A.IT.A. (Associazione Italiana Afasici) che nel novembre del 2005 si è disciolta e ricostituita come A.IT.A. Federazione(Associazioni Italiane Afasici).

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